Just Eat, come sono andati i primi 10 anni in Italia

Just Eat, come sono andati i primi 10 anni in Italia

Just Eat, come sono andati i primi 10 anni in Italia


di Michele Chicco

Ventitremila chilometri di pizze consegnate a domicilio in dieci anni di presenza in Italia sono un bel traguardo, ma per Just Eat la sfida è tutt’altro che conclusa: “Solo il 5% degli italiani ha acquistato cibo attraverso la nostra app nell’ultimo anno, abbiamo paesi dove siamo al 40%”, rivela il country manager della piattaforma, Daniele Contini, nel giorno in cui Just Eat celebra a Milano i primi dieci anni di attività nel nostro Paese. Siamo ancora all’inizio della rivoluzione – racconta – Quello italiano è un mercato più immaturo rispetto ad altri europei, anche per la scarsa confidenza con i pagamenti digitali” e per la sua frammentazione, dovuta alla presenza di tanti piccoli comuni densamente abitati.

Dieci anni fa comprare cibo online sembrava per niente naturale. L’incidenza degli acquisti food&grocery sul totale dell’ecommerce italiano è passata dal 2% al 10%, rivela un’analisi della School of management del Politecnico di Milano: oggi vale 4 miliardi di euro in tutto (supermercati compresi), con il cibo acquistato online, cucinato al ristorante e consegnato a dimora che genera transazioni per 1,5 miliardi di euro.

Just Eat, come spesso accade per le multinazionali digitali, non fornisce dati di fatturato scorporati per singolo paese ma segnala che nell’ultimo anno il numero dei ristoranti aderenti è aumentato del 50%. “Siamo presenti in 1.300 città con la nostra applicazione, connessi con 24mila ristoranti in tutta Italia. Copriamo il 66% della cittadinanza”, spiega Contini che punta ad arrivare a una copertura del 75% della copertura nazionale. “Il mercato – dice – ha enormi potenzialità. I ristoranti investono oggi maggiormente sulla delivery, le piattaforme facilitano la digitalizzazione del processo e sono una vetrina per i loro prodotti”.

Daniele Contini, country manager di Just Eat in Italia (foto Just Eat)

Per il settore una accelerazione è arrivata con i mesi difficili del Covid-19, quando chiusi in dimora in zona rossa app e rider hanno rappresentato per molti italiani vere occasioni di svago. “Durante la pandemia abbiamo registrato un grosso incremento di ristoranti, con l’estate il trend ha rallentato ma non si è arrestato del tutto. Buona parte di chi ha iniziato a usare Just Eat in quei mesi ha continuato a farlo e siamo convinti si proseguirà su questa strada”, aggiunge Contini.

Seimila rider assunti nel 2021: ora un hub a Milano e Roma

In 23 delle 1.300 città coperte da Just Eat la società è presente con una sua flotta di fattorini assunti. Sono 6mila in tutto i rider che hanno sottoscritto nel 2021 un contratto da lavoratori subordinati, una rarità in Italia nell’industria del food delivery. “Garantiamo una paga oraria slegata dalle consegne e diamo tutele come ferie, malattia, maternità e paternità – sottolinea Contini -. Non ci sono ranking né algoritmi che determinano le consegne, assegnate solo in base ai criteri logistici. Entro il primo trimestre del 2022 (marzo ndr) apriremo a Milano e Roma degli hub dove i rider potranno recarsi e ritirare bici e scooter elettrici per effettuare le loro consegne a domicilio”. Con l’accordo raggiunto con i sindacati, sottolinea il manager, “abbiamo ancorato la paga oraria al contratto della logistica e rispetto al riacceso dibattito sul salario minimo “noi siamo in linea, se non oltre perché – aggiunge – al di là della paga prevediamo incentivi, rimborsi chilometrici e valorizzazione delle consegne cercando un bilanciamento tra la necessità di un salario dignitoso e dei meccanismi premianti che possano far diventare sempre più remunerativo il ruolo del rider”.

Se i primi dieci anni sono ormai archiviati, nel futuro di Just Eat ci sono tre obiettivi da raggiungere: “Innanzitutto la lotta allo spreco del cibo, perché è inaccettabile che un terzo dei piatti venga gettato. Poi vogliamo neutralizzare le emissioni entro il 2030, azzerando il nostro impatto ambientale diretto partendo da un packaging sostenibile e plastic free passando per l’utilizzo di biciclette e scooter elettrici. Terzo, vogliamo continuare a lavorare sulle persone, dopo essere stata l’unica azienda del settore ad aver assunto i rider in accordo con i sindacati”. 

Anche per questo entro fine anno è prevista l’apertura di un customer care interno a Milano che arriverà a contare 200 addetti. Dal punto di vista industriale porte aperte anche a nuove sperimentazioni, come l’ultimo miglio per la spesa dei beni di largo consumo: “La presenza di nuovi operatori stimola molto – chiosa Contini – per il momento in Italia non operiamo per la consegna del grocery, ma non escludo che lo si possa fare. In altri paesi lo stiamo sperimentando, in Canada le attività sono già in corso…”.



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www.wired.it
2021-11-11 15:07:02

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